Ricordate la pubblicità dell’allora Alitalia di qualche anno fa? Quella in cui un uomo bianco fu intenzionalmente truccato di nero per rappresentare il presidente Obama?
Ecco, quello è un fenomeno di Blackface. La spot fu giustamente preso di mira da tantissimi, che chiedevano a gran voce come mai non si fosse potuto scegliere un attore di colore per rappresentare una persona di colore, tanto che in poche ore lo spot fu rimosso con annesse le scuse dell’azienda.
In Italia il fenomeno non viene spesso compreso appieno ma in altre parti del mondo, negli Usa ad esempio, anche soltanto utilizzare un meme di carnagione scura può far indignare il web, come nel caso della modella @KendallJenner che poco tempo fa fu accusata dagli utenti di Twitter per aver usato un emoji a forma di pugno con la carnagione scura.
Ma come mai ci si indigna tanto?
Il fenomeno della Blackface ha innanzitutto origini molto antiche, già ad inizio XIX secolo circolava questo tipo di trucco teatrale che permetteva la metamorfosi di attori bianchi in attori neri, con tratti del viso accentuati in modo grottesco e soprattutto andando ad impersonare sempre lo stesso prototipo di persona: servo, ladruncolo o emarginato.
Nel corso degli anni, tanti attori di fama hanno utilizzato il Blackface: da Judy Garland a Shirley Temple.
Diciamo che il fenomeno è praticamente alla base del razzismo e quindi, utilizzare ancora adesso strascichi di quell’atteggiamento è decisamente fuori luogo.
In Italia, come dicevamo, il movimento contro il fenomeno Blackface si sta facendo sentire più di recente. Tutti ricorderemo la polemica che nacque lo scorso anno in concomitanza di un’esibizione nello show di Rai Uno “Tale e Quale”, in cui Sergio Muniz fu colorato di nero per interpretare @Ghali. Il cantante di origini tunisine giustamente replicò all’accaduto e quello che ne conseguì fu il definitivo addio del fenomeno Blackface dal programma.